RENMINBI (RMB) o YUAN
Il Renminbi o Yuan venne introdotto in Cina dall’agonizzante Governo del Kuomintang per combattere l’inflazione.
Nonostante la vittoria Mao Zedong mantenne il Renminbi quale valuta della nuova Cina e introdusse regole di scambio monetarie rigide per risollevare l’economia da una situazione disperata.
Il Renminbi venne ancorato alla moneta statunitense sulla base di un RMB per un dollaro USA.
Il crollo del Sistema di Bretton Woods, in seguito alla sospensione della convertibilità del dollaro in oro da parte del Presidente Richard Nixon, provoco’ la rivalutazione della valuta cinese a RMB 1,50 per 1.- USD.
A partire dal 1978 con l’apertura dell’economia cinese verso l’estero e l’introduzione di un sistema di doppia valuta per transazioni interne e transazioni esterne, il Renminbi venne svalutato e raggiunse nel 1994 il minimo storico di RMB 8,62 per 1.- USD.
Nel 1997 il Renminbi venne di nuovo ancorato al dollaro USA ad un tasso di cambio fisso di RMB 8,28 per 1.- USD.
Nel luglio del 2005 la People’s Bank of China ha sganciato il Renminbi dal dollaro e lo ha ancorato ad un paniere di valute internazionali con un regime di cambio a fluttuazione controllata ed entro un margine iniziale dello 0,3%, sia verso l’alto che verso il basso.
Il tasso di cambio si rivaluto’ di conseguenza a circa RMB 8,10 per 1.- USD.
Da anni la Cina mira con grande prudenza all’internazionalizzazione del Renminbi. Nel 2007 il tasso di fluttuazione del cambio venne aumentato dallo 0,3% allo 0,5% e nel 2010 dallo 0,5% all’1%.
Il tasso di cambio attuale con il dollaro USA oscilla attorno a RMB 6,14
(6 aprile 2015). Il Renminbi viene considerato dal Governo USA come sottovalutato.
Rendersi indipendenti dagli Stati Uniti non solo dal punto di vista valutario, ma anche da quello economico è, come vedremo in seguito, un sogno non solo cinese, ma anche di molte altre nazioni, soprattutto europee. Staccarsi dal dollaro USA significa porre un freno al dominio degli Stati Uniti che grazie alla loro valuta controllano non solo il commercio internazionale delle materie primetrattate solo in USD ma anche molti altri settori e scaricano sulle spalle di Paesi terzi i costi per mantenere la loro egemonia strategica.
Non dobbiamo inoltre dimenticare che il 20% del commercio estero cinese si svolge in Renminbi e che la tendenza è nettamente al rialzo, poiché permette di evitare non solo i costi del passaggio attraverso il dollaro USA, ma anche i rischi valutari, soprattutto per l’esportatore cinese.
In cinque anni la Cina è riuscita a portare il Renminbi al quinto posto tra le valute mondiali, superando il dollaro australiano e quello canadese.
La Cina sta creando una rete di Centri-offshore - Renminbi-Hub - per facilitare gli scambi commerciali e finanziari. In Europa sono vicini alla conclusione gli accordi per i seguenti centri finanziari: Londra, Francoforte, Lussemburgo, Parigi e Zurigo.
La Svizzera è l’unico paese europeo che ha stipulato un accordo di libero scambio con la Cina.
6 aprile 2015