Il ritorno dell'oro
Il 30 novembre 2015 il Renminbi o Yuan è stato ammesso - dopo decenni di opposizione da parte degli Stati Uniti - nel Paniere dei Diritti Speciali ( DPS ) del Fondo Monetario Internazionale ( FMI ).
Alla riunione degli Stati del G 20 di fine febbraio a Pechino Il Presidente della Peoples Bank of China ( PBoC ), Zhou Xiangchuan, ha annunciato che la Cina si staccherà presto dal dollaro e creerà dei Panieri con le valute dei Paesi con i quali ha legami commerciali importanti. Ha pure confermato che il Renminbi o Yuan è una valuta stabile e che forse è stata troppo stabile. Possiamo aggiungere che il dollaro gioca ancora un ruolo esagerato anche nel Paniere dei Diritti Speciali (DPS) del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Non dobbiamo inoltre dimenticare che anche le Banche Centrali del Giappone e dell’Unione Europea ( UE ) mettono a disposizione dei loro mercati monetari valanghe di Yen e Euro.
Vediamo ora tenendo conto della situazione attuale quale potrebbe essere lo sviluppo del valore futuro di un’oncia d’oro. Abbiamo descritto dettagliatamente l’impennata del prezzo dell’oro dopo il tracollo dello S & P 500 del 6 marzo 2011 che raggiunse dollari 1921.- l’oncia e la sua discesa fino a dollari 1'061.-. Purtroppo si dimenticano spesso i vari motivi che hanno portato alla caduta del prezzo dell’oro del 44,67% e le speculazioni ad altissimo livello che l’hanno volutamente provocata. Il crollo di Wall Street ha dato luogo ad una “pazzesca” corsa all’oro. Non sono stati modesti quantitativi d’oro acquistati da singoli cittadini che hanno spinto l’oro in brevissimo tempo a dollari 1921.- l’oncia. Banche, ETF, Hedge Fund, ecc., prevedendo cio’ che doveva succedere si sono gettati sull’oro e al momento giusto l’hanno ributtato sul mercato, provocando il tonfo del 44,67%. Ottimo sistema per ricuperare parte delle perdite subite sul mercato azionario e disporre della liquidità necessaria per ritornare a investire nelle azioni in ascesa grazie anche alla spinta della liquidità messa a disposizione dalla FED, per salvare come abbiamo visto le grandi banche destinate a fallire. Dall’inizio del 2016 il “metallo giallo” torna a riprendere dolcemente e senza scossoni speculativi il suo “storico ruolo di bene rifugio”.
Ci sono analisti di grandi banche che sono scettici nei confronti dell’oro e prevedono che con l ’ aumento dei tassi d’interesse e il rafforzamento del dollaro gli investitori si orienteranno su altre “asset class” e raccomandano di vendere l’oro. L’ aumento dei tassi d’interesse e dell’ inflazione alla quale mira la FED e la fragilità dell’economia mondiale favoriranno la performance dell’oro. E’ ovvio che gli analisti delle grandi banche non hanno interesse all’investimento nell’oro. Le azioni si acquistano e si vendono a ritmo infernale grazie a sofisticatissimi sistemi elettronici che raggiungono la “velocità della luce” e permettono alle banche di incamerare guadagni giornalieri astronomici. L’oro normalmente si acquista e resta in deposito nelle cassette di sicurezza o nei caveau per anni e spesso anche per decenni. Per le banche l’oro non rappresenta un affare redditizio come è il caso per le azioni.
Arrigo Ghisletta, 6.5.2016 continua ….