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Il ritorno dell'oro 08.04.2016

               Il ritorno dell'oro

Oro

 

Superato il picco negativo del primo trimestre 2009 l’economia grazie all’aumento dei consumi e a una manovra estremamente espansiva voluta dal Presidente Obama e approvata dal Congresso (ca. 800 miliardi di dollari) innesco’ una parziale ripresa nel terzo trimestre 2009 che continuo’ moderatamente anche durante il 2010 – 2011. L’immissione di montagne di moneta cartacea spinse, come vedremo in seguito, le quotazioni azionarie verso l’alto pur restando la situazione abbastanza volatile. Inoltre tra il 2006 e il 2011 la FED, tenendo all’oscuro i contribuenti statunitensi, ha finanziato il salvataggio delle sei grandi banche nazionali che erano troppo grandi per fallire (“too big to fail). Le banche che sarebbero fallite, sono oggi piu’ ricche di prima e  hanno continuato ad accumulare profitti, spesso con metodi tutt’altro che legali, come lo dimostrano le multe miliardarie che hanno dovuto versare e che verseranno ancora al Governo degli Stati Uniti grazie alla serietà della Giustizia statunitense.

Nel primo trimestre 2012 la congiuntura rallenta nel confronto con l’ultimo trimestre 2011. Anche nel secondo trimestre non si decolla e nel terzo la ripresa è estremamente modesta. Un ulteriore rallentamento nel quarto trimestre spinge la FED a proseguire drasticamente con la politica del “tasso zero”.

Anche nel primo semestre 2013 la crescita è fiacca. Finalmente nel secondo semestre arriva la buona novella di un balzo del PIL al 3,7% grazie a un ottimo aumento dei consumi e delle esportazioni.

A fine gennaio del 2014 Ben Bernanke lascia  -  dopo sette anni - la Presidenza della FED. Il Presidente Obama nomina al suo posto Janet Louise Yellen. Persona di grande esperienza nel settore finanziario procede con estrema prudenza nonostante un leggero peggioramento dell’occupazione e turbolenze nei Paesi emergenti, dovute anche all’enorme aumento dell’emisssione di dollari da parte della FED stessa. A tal proposito la Yellen conferma in modo categorico che i mercati dei capitali sono globali e che le decisioni delle Banche centrali hanno influsso su tutti i Paesi del mondo. Nel 2014 la crescita annuale del (PIL) è del 2,4% e tra le nazioni industriali gli Stati Uniti sono al secondo posto dopo la Gran Bretagna.

Nel primo semestre del 2015 la crescita del PIL è stata del 2,2%. All’aumento hanno partecipato quasi tutti i settori (investimenti, consumi e spese dello Stato centrale). Buona anche la ripresa nell’immobiliare e nelle costruzioni. All’ambigua situazione del mercato del lavoro nei mesi di agosto e settembre seguono i risultati positivi dei mesi di ottobre e novembre. Il 16 dicembre 2015 Janet Yellen, Presidente della FED, annuncia un prudente aumento del tasso d’interesse di 25 punti base. Finisce dopo quasi un decennio l’era del “TASSO ZERO”. Pero’ la Presidente Yellen stessa conferma che la politica monetaria degli Stati Uniti rimarrà “espansiva”.

 

Arrigo Ghisletta, 8.4.2016                                               continua ….

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